Nel mondo degli affari di oggi, l’etica aziendale è diventata una parola d’ordine se non addirittura un obbligo. Infatti, imprese di tutto il mondo cercano di dimostrare una responsabilità sociale e di adottare politiche etiche per mantenere un’immagine positiva di sé.
A volte, capita che dietro a queste iniziative si celi una realtà meno lusinghiera: tanti di questi progetti mascherano pratiche meno etiche, poco coerenti, e nel peggiore dei casi addirittura dannose.
Le aziende sono maestre nella creazione di una narrativa convincente che dipinge un’immagine di integrità e responsabilità.
Campagne pubblicitarie non così tanto “green”
Facciamo un mero esempio per far capire meglio questo discorso: un’importante casa automobilistica lancia una campagna pubblicitaria sulla sostenibilità, mostrando auto elettriche che sembrano preservare l’ambiente. Tuttavia, nel frattempo, l’azienda continua a produrre e promuovere veicoli alimentati da combustibili fossili, senza considerare che anche un passaggio all’elettrico creerà altri tipi di inquinamento e di problematiche etiche.
Tagli dei costi di produzione, ma a scapito di chi?
Un altro esempio è quello di molte aziende che cercano di tagliare i costi delle loro produzioni e operazioni, ma spesso a spese dei loro dipendenti. Non sono pochi i marchi di abbigliamento che attirano l’attenzione per le pessime condizioni di lavoro nelle fabbriche dei loro fornitori, dove i lavoratori sono sottoposti a orari estenuanti, retribuzioni insufficienti e talvolta persino a violazioni dei diritti umani. Tali aziende usano la pubblicità negativa e lo scandalo come sistema per attirare attenzioni, per poi porre promesse di miglioramento delle condizioni che non arrivano ma vengono impacchettate e mostrate al pubblico, che di fatto continua a comprare da un’azienda che sfrutta il lavoro a basso costo per massimizzare i profitti.
Facciata ecocompatibile
L’ambiente è un’altra area in cui le aziende spesso cercano di apparire ecocompatibili senza agire in modo coerente con tale dichiarazione. Una nota società di produzione di bevande ha adottato una politica di riduzione dell’impatto ambientale attraverso l’utilizzo di materiali riciclabili per le sue bottiglie. Tuttavia, sotto la superficie, il processo produttivo dell’azienda consuma enormi quantità di acqua e energia, contribuendo all’esaurimento delle risorse naturali. Un’altra azienda specializzata nella produzione e distribuzione di articoli per persone vegane, invece, non tiene minimamente in considerazione l’impatto che la crescente richiesta di prodotti come quinoa e avocado ha creato sulle popolazioni autoctone, e non si interessa neanche rendere noto quanto invece sia deleterio alle stesse persone che si nutrono di tali prodotti anziché di proteine animali, sperando che sia utile a salvare il mondo. Questi due esempi nello specifico dimostrano come spesso ci si concentri solo su un aspetto dell’etica senza però affrontarlo pienamente e a tutto tondo, analizzando in maniera oggettiva pro e contro.
Quando dire basta agli influencer
Un altro esempio più recente riguarda l’universo di internet e dei social. Dei ragazzi fanno dei video su una famosa piattaforma di video e live streaming per mantenersi e guadagnare qualche soldo, ovviamente tramite le sponsorizzazioni automatiche del canale. Ad un certo punto fanno una sciocchezza: una challenge, una “sfida” che porta altre persone a farsi male ed altre a morire.
Al di là della valenza legale, della demonizzazione dei social che sta cavalcando l’onda, al di là della tragedia, noi vogliamo porci una domanda più semplice: come si comportano le aziende sponsor nei confronti di questi individui? Tolgono le sponsorizzazioni tagliando la collaborazione con loro? Porgono delle scuse pubbliche per aver dato denaro e visibilità a questi individui? Pagano i danni o fanno delle pubbliche dichiarazioni? Niente di tutto questo, ovviamente.
Questa mancanza di coerenza tra i valori dichiarati e le azioni intraprese mette in discussione l’integrità di qualsiasi azienda. Insomma, siamo davanti a una strategia (purtroppo molto efficiente) di pubblica relazione e di marketing, piuttosto che a un concreto e sincero impegno morale. Lo scopo è indiscutibilmente il profitto ad ogni costo. Ma se di questo si tratta, l’etica aziendale ha davvero ancora valore? E soprattutto, le aziende ne sono le uniche responsabili o lo sono direttamente anche i consumatori?
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