Quando parliamo di Made in Italy e vogliamo prodotti di questo genere, siamo sicuri che poi ci vengano forniti proprio quelli? Possiamo capirlo dal prezzo di vendita?
Made in Italy: sinonimo di artigianalità, qualità, sicurezza. Ma possiamo essere davvero sicuri che di Made In Italy si tratti? Il nostro Paese ha creato una reputazione positiva riguardo queste tre brevi parole, pertanto diventa molto facile approfittarsene.
Non sono poche le aziende italiane che producono all’estero per poi etichettare i prodotti come autoctoni, e lo stesso si può dire di quelle aziende che comprano il prodotto direttamente dall’estero.
Vogliamo poi parlare dei prodotti palesemente contraffatti o delle imitazioni che mimano design e brand, ma che in realtà hanno qualità scarsa e provenienza dubbia?
In questa situazione è facile confondersi, non si riesce a capire: cosa è autentico? Cosa no? Come ci si può proteggere dall’inganno?
In questo articolo suggeriamo piccoli ma importanti accorgimenti per riconoscere un vero prodotto Made in Italy.
Accorgimenti per riconoscere un prodotto Made in Italy
Ecco cosa ognuno di noi può fare.
- Prestare attenzione alla provenienza del prodotto, alla storia del marchio e dell’azienda venditrice: verificare se ha sede in Italia, o se ha iniziato all’estero e ha solo un’immagine di marketing italiana, o ancora se manifattura all’estero. Tutte queste informazioni sono indizi molto utili.
- Concentrarci sul prezzo di vendita. Per quanto non esista un prezzo standard associabile a questo tipo di prodotti, ci sono aziende che vendono a prezzi più elevati perché impiegano effettivamente materiali migliori e processi di produzione più costosi. Ma potremmo trovarci nel caso in cui il prodotto scadente subisce un ricarico esagerato, o semplicemente il prodotto è effettivamente Made in Italy ma per qualche motivo è arrivato a costare molto poco.
- Valutare il prodotto e la sua qualità. I prodotti Made in Italy autentici sono solitamente caratterizzati da un’attenzione al dettaglio, dalla scelta di materiali di alta qualità e da un’artigianalità unica. Se notiamo difetti nella lavorazione, materiali di bassa qualità o un design poco convincente, probabilmente il prodotto non è autentico.
Il prodotto sembra italiano: il mercato asiatico riesce a produrre con la stessa qualità?
È tutto molto incerto, anche perché chi se ne approfitta è diventato bravo a camuffarsi e a camuffare nel corso del tempo.
Un altro grosso problema è il fatto che il mercato asiatico fa uscire dai suoi confini prodotti che non sono neanche più così scadenti: ormai hanno raggiunto il nostro stesso livello e sono quasi irriconoscibili se non attraverso approfonditi test, e questo perché le nostre politiche interne sono state poco lungimiranti nel proteggere la qualità del nostro prodotto.
Basti pensare anche solo alle scarpe: quando un noto marchio di alta moda, che tratta anche calzature, ha delocalizzato la produzione in Cina, ha di fatto insegnato a migliaia di persone quali sono i passaggi necessari per produrre una calzatura di pregio.
Da quel momento sono nate aziende satellite che hanno offerto prodotti simili, con pellami di qualità leggermente inferiore e passaggi meno impegnativi, ma arrivando comunque a un risultato se non quasi uguale, sicuramente molto simile.
L’episodio clou si ebbe durante un controllo doganale anticontraffazione, durante il quale i tecnici della Prada non riuscirono a capire se si trattasse di prodotti loro o di prodotti replica: divertente, imbarazzante, ma anche preoccupante.
Conclusioni finali: l’importanza di un’etica del consumo
La soluzione è allenare l’occhio a riconoscere un buon prodotto, ma questo può bastare per il personale. C’è chi non è in grado di imparare ad avere l’occhio, ed è per questo che i governi dovrebbero intervenire a tutela, istituire un’etica del consumo come quella francese che, ad esempio, punta a consumare prima il prodotto nazionale e poi quello estero.
Acquistare un prodotto Made in Italy non vuol dire solo qualità, ma più semplicemente significa valorizzare i nostri territori e le persone che lavorano. Dare tutto in mano agli artisti della replica, invece, significa rinunciare all’occupazione ed al benessere.
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